Vediamo dunque come impostare un rapporto con il proprio cane basato su affetto e dominanza, i due aspetti essenziali per convivere serenamente con lui; sono fondamentali perchè un cane senza ricevere attenzioni sarà infelice e senza riconoscerela posizione di dominanza del proprietario-capobranco non sarà obbediente e rispettoso.
I cani si nutrono letteralmente di affetto: la loro è una vera e propria vocazione.
Manifestano un attaccamento viscerale verso i propri compagni di vita, siano essi uomini o altri cani, e lo esprimono volendo sempre stare con loro e facendo incredibili festeggiamenti ogni volta che si riuniscono dopo una separazione, comunque sempre dolorosa; anche i nuovi incontri sono quasi
sempre caratterizzati da grande entusiasmo e felicità di conoscere qualcuno.
Pongono l'amore talmente in cima al loro modo di essere che molto spesso esprimono felicità nel salutare perfino coloro che li abbiano maltrattati.
I cani privati di affetto e stimoli sociali, sviluppano spesso caratteri duri e scontrosi, manifestando forti difficoltà di relazione con gli altri.
E' quindi chiaro che per avere un buon rapporto con un cane è necessario trasmettergli la felicità che deriva dallo stare con lui; i cani devono sentire il gusto di vivere in branco, il più possibile vicino ai loro compagni, amano la vicinanza, il contatto fisico, la comunicazione.
Come per noi umani, ci sarà quello più "appiccicoso" e quello più indipendente, ma in ogni caso l'isolamento produce danni a livello psicologico.
Un cane tenuto ai margini della vita famigliare, ignorato o trascurato può sviluppare comportamenti negativi e certamente non sarà felice.
Parallelamente, un cane sarà rispettoso e obbediente solo con coloro che si pongano nei suoi confronti come capibranco e sarà invece disobbediente e un pò menefreghista con coloro che ai suoi occhi appaiono come figure prive di autorevolezza e carisma.
Anche qui si può spaziare tra esemplari con un'innata propensione alla docilità e alla sottomissione e altri tendenti ad imporsi ad ogni costo, ma con tutti è necessario trasmettere segnali e assumere comportamenti atti a manifestare dominanza nei loro confronti.
Come detto, un cane per essere felice e formare un carattere equilibrato, deve vivere in branco e, come abbiamo già visto, ha ereditato questa caratteristica dal lupo, suo progenitore: così come i lupi vivono sempre in gruppi (solitamente di una decina di esemplari) regolati da affetto e precise regole sociali, anche i cani desiderano vivere in un branco (la famiglia) in cui vi siano rapporti affettivi e precise regole gerarchiche.
La loro vita ideale è quindi quella che li veda sempre a stretto contatto con il proprio branco-famiglia e non dobbiamo mai dimenticare che le separazioni, anche brevi, non sono mai piacevoli, perché vanno contro l'istinto canino di rimanere sempre uniti ai propri compagni.
Ovviamente, sono ancora peggio l'emarginazione o l'isolamento: l'idea che il cane debba fare il cane sulla quale molti si basano per tenerlo sempre fuori casa, magari al gelo, o chiuso in un recinto è quanto di più sbagliato si possa fare.
Solitamente le ragioni fondamentali per cui si tiene un cane isolato o comunque costantemente fuori casa sono i problemi e il fastidio che la sua presenza può procurare oppure l'igiene; in entrambi i casi, i proprietari dovrebbero essere in grado di risolvere questi problemi in altro modo: i problemi e i fastidi, con l'educazione del cane e l'igiene, con il minimo di sopportazione che la presenza di un cane deve prevedere.
In ogni caso, tenere il proprio cane vicino a sé non significa viziarlo bensì, semplicemente, andare incontro al suo istinto.
Però il confine fra l'assecondare la sua natura e lo scivolamento negli errori di educazione è labile e può essere facilmente superato: infatti, purtroppo, sbaglia anche chi esagera nell'assecondare troppo il proprio cane fino a permettergli di tutto.
E qui che entra in gioco la difficile arte della dominanza cioè la capacità di porsi come capo nei confronti del proprio cane; difficile, perché spesso accade di essere o troppo severi o troppo accondiscendenti e di sbagliare i segnali che gli si inviano.
In una comunità di lupi, il capobranco è un individuo carismatico, forte, sicuro di sé, autorevole, equilibrato e mai inutilmente violento che si occupa amorevolmente delle sorti della sua comunità guidandola e prendendo le decisioni importanti; la forza viene usata solo nei confronti di chi
sfida la sua autorità (e spesso gli scontri sono solamente rituali), per difendere il territorio e nella caccia.
Nella comunicazione fra individui, i segnali inviati dal corpo (con la coda, le orecchie, la bocca, il pelo, gli occhi, le zampe, i suoni, il tronco) sono infinitamente più usati della mera forza.
Il nostro, indubbiamente arduo ma stimolante, compito, per comunicare efficacemente con il nostro cane, dovrà quindi essere quello di studiare da membro di un branco di cani-lupi e soprattutto da capobranco, condizione necessaria per essere ascoltati, rispettati e veramente amati dal proprio cane.
Per ottenere rispetto e ascolto dal proprio cane è necessario porsi nei suoi confronti come capibranco, cioè in posizione di dominanza; non fare ciò significa rischiare di essere snobbati e quindi inascoltati.
Comportarsi da capo non è sempre facile, soprattutto per coloro che non siano portati a farlo; ognuno di noi tende a rapportarsi a suo modo con il proprio cane e non è detto che chi sia in generale deciso nella vita (ad es. con le altre persone) lo sia anche con il cane, così come può accadere che personalità tendenzialmente indecise e insicure riescano ad instaurare con lui un rapporto corretto.
Ma cos’è la dominanza e come si deve comportare un capobranco?
Carisma, decisione, coerenza sono le caratteristiche principali, peraltro, per nulla in contrasto con affetto, disponibilità, dolcezza.
Essere capobranco non significa essere violenti dittatori bensì saper segnalare con chiarezza e fermezza cosa vada o non vada fatto.
Il nostro cane capirà ciò che gli vogliamo comunicare solo se useremo segnali estremamente comprensibili.
Ogni esemplare avrà bisogno di un’appropriata “dose” di dominanza: come puro esempio, molto probabilmente ne servirà di più per controllare l’aggressività di un rottweiler maschio verso altri esemplari dello stesso, che per insegnare ad una femmina di golden retriever a non salutare tutte le persone che incontra per strada.
Tale rapporto va impostato non appena si inizia la convivenza.
Immaginiamo quindi di portare a casa il nostro bellissimo cucciolo: ha un aspetto adorabile, è simpaticissimo, ha un muso fantastico: ci verrebbe naturale permettergli qualsiasi cosa!
Eppure è qui che inizia quel lungo e paziente percorso che ci può portare ad essere degli ottimi proprietari.
Dobbiamo immaginare di essere un cane adulto di carattere forte e sicuro che permette al cucciolo di leccarlo, saltargli addosso, mordicchiarlo ma che è anche pronto a ringhiare maestosamente, fingendo magari un’aggressione, in modo da fargli capire che sta esagerando.
Ecco come dobbiamo comportarci: da cani adulti sicuri di sé, dominanti; esistono infatti anche esemplari adulti che tendono a subire le angherie dei cuccioli: non sono gli esempi da seguire in quanto non sono in grado di insegnare quali siano i limiti.
Il concetto di limite è molto importante; i cuccioli che crescono senza le lezioni impartite da genitori e fratelli rischiano di crescere senza sapere quando debbano fermarsi nel gioco e nel morso, mentre, al contrario, quelli inutilmente maltrattati dall’uomo diventano timidi e inibiti.
Non impegnarsi nell’educazione di un cane significa indurlo a fare tutto ciò che gli passa per la testa: dal tirare al guinzaglio al saltare addosso per fare le feste, dal mordicchiare per gioco al mordere seriamente per dominanza.
Noi educatori cinofili dobbiamo sempre insistere molto su ciò, trattandosi spesso dell’aspetto della cura del cane che i proprietari, in generale permissivi e poco severi, tralasciano maggiormente.
Al nostro nuovo cane dobbiamo assicurare amore, rispetto, cibo adeguato, acqua fresca, cure veterinarie, un punto della casa o del giardino dove dormire, moto e gioco quotidiano, senza però dimenticare che l’educazione è altrettanto importante e deve cominciare insegnando alcune cose fondamentali.
I cuccioli, oltre a fare i propri bisogni dappertutto, tendono ad essere piuttosto invadenti mettendo continuamente alla prova la pazienza di chi li circonda, mordicchiano tutto quello che capita loro sotto tiro, rischiano di sviluppare comportamenti indesiderati.
Come abbiamo già sottolineato, risulta spesso difficile “sgridare” un dolcissimo cucciolo o negargli qualcosa, ma dobbiamo ricordare che lo facciamo per il suo e il nostro bene: lui crescerà equilibrato e quindi accettato da tutti e a noi non verrà l’”esaurimento nervoso”.
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