Meticolosamente addestrato, l'uomo può diventare il miglior amico del cane... (Ford)

In ricordo di Buio

martedì 21 dicembre 2010

Essere proprietari consapevoli
















Attualmente in Italia sono stati stimati circa 4,5 milioni di cani presenti al fianco dell'uomo.
Secondo questa indagine, tale convivenza porterebbe i proprietari a considerare il cane - per il 99% dei casi – come un membro della famiglia, - per il 75%- a definirlo a tutti gli effetti come una persona, - per 97%- a dialogare con lui e – per il 54%- a festeggiare il suo compleanno. Da questo quadro, sembrerebbe che il cane dal punto di vista del partner umano, in una chiave di lettura fortemente antropocentrica - sia certamente amato, ma la domanda è: il cane viene realmente capito?
Affinché l'uomo possa raggiungere una vera intesa e una reale sinergia con il proprio cane è fondamentale che sia in grado di acquisire corretti strumenti conoscitivi, in questo modo possono essere evitati importanti errori interpretativi e di relazione.
Il primo passo per riuscire ad instaurare un rapporto equilibrato con il proprio cane è la comprensione, quindi mirare a capirsi per conoscersi!
La relazione tra uomo e cane non è affatto una questione di tecnica o di metodi, ma presuppone invece lo sviluppo di una sensibilità percettiva e l'acquisizione, da parte
del proprietario, di qualità quali intuito e capacità di provare e riconoscere emozioni.
Come bisogna allora procedere per poter raggiungere questo obiettivo?
Iniziando a superare le barriere psicologiche e culturali. Molti proprietari, infatti, operano in modo del tutto inconsapevole delle generalizzazioni, delle distorsioni e delle importanti cancellazioni sul proprio cane. Ogni proprietario dovrebbe liberarsi dalle catene dei pregiudizi e da quei condizionamenti che tendono a soffocare la
relazione. È necessario evitare di idealizzare il proprio amico a quattro zampe, aspettandosi che come per magia possa da cucciolo diventare come “il commissario Rex” o come “Lassie”, ma inoltre sottrarsi dal compiere atti di ingenuità e di estrema superficialità come anteporre le caratteristiche fisiche e le predisposizioni comportamentali, risultato della selezione operata dall'uomo, alle caratteristiche individuali, formative ed esperienziali.
In realtà ogni cane, come del resto ogni persona, è un individuo a sé, le cui inclinazioni, comportamento e modo di pensare derivano in parte dalla sua eredità genetica e in larga parte dal suo bagaglio esperienziale. Ogni cane è un universo complesso e irripetibile, fatto di sensazioni, emozioni, sentimenti e processi mentali.
L'errata convinzione di molte persone è quella di pensare di instaurare con il proprio cane una relazione che sia basata sull'obbedienza, nella quale il proprietario occupi il ruolo di capo. L'equazione  relazione=obbedienza è valida solo per chi ha timore o paura di non avere il controllo del proprio cane e quindi ha l'esigenza di un rapporto orientato al controllo. Relazionandosi con il proprio cane, nulla deve essere dato per scontato. La parola d'ordine dovrebbe essere “DIPENDE”; infatti il cane è ben lontano dall'essere una macchina prevedibile, è invece un essere vivo al nostro fianco! Spesso noi essere umani abbiamo la tendenza a cercare troppe certezze, ma in un rapporto tutto è dinamico: a volte le cose sono in un modo e altre volte sono all'esatto contrario!
Non avere paura di fare errori e di ricevere critiche. Bisognerebbe cercare di concentrarsi sugli obiettivi, sulla relazione e quindi comunicare le nostre emozioni, lasciando da parte il timore e scrollandosi di dosso la paura di essere giudicati, ma semplicemente impegnandosi ad ascoltare ciò che il cane ha da “dire”, senza avere paura di non comprenderlo. Provare a percorrere sentieri sempre nuovi per raggiungere una relazione che sia un confronto nel rispetto, qualità che dovrebbe essere alla base del viver bene e del sentirsi compresi!
Arrivare pertanto a leggere sottilmente lo stato d'animo del cane, capirne le esigenze e riconoscere il valore delle emozioni in lui e in noi! Spesso il blocco in questa direzione dipende dal fatto che l'essere umano dà poco credito alle proprie abilità sociali e emozionali interspecifiche, semplicemente perché dà poco credito a se stesso
nella vita in genere. Perciò per trovare l'anello mancante nel rapporto con il cane, quel filo sottile e invisibile che ci unisce a lui, diventa importante applicare un ascolto attivo e creare empatia nella relazione. In altre parole “sentire” il nostro cane! La parola empatia deriva dal greco empatheia, che vuol dire “sentire dentro” e corrisponde alla capacità di sapere come si sente l'altro. Nella relazione con il cane significa guardare con gli occhi del cane, ascoltare, immedesimarsi, capire e trasmettere comprensione.
In altre parole lavorare con intelligenza emotiva; provando a  comprendere quello che il cane prova, cosa sente, quali sono le sue sensazioni ed emozioni, non dimenticando che il suo comportamento cambia in relazione al nostro e che il nostro atteggiamento è estremamente influenzato dallo nostro stato emotivo. Diventare consapevoli significa saper modulare le nostre azioni nel rapporto con il cane. Significa saper fare avendo la consapevolezza della tecnica che si sta usando, adattandola al nostro amico e in rapporto alle circostanze, ma soprattutto saper essere capaci di raggiungere gli obiettivi senza essere condizionati da quelle tecniche e da quegli strumenti, restando solo fortemente legati a quello che proviamo e a quello che il cane prova. Ogni proprietario dovrebbe attivare dentro di sé le seguenti domande: da  domani cosa cambio di me stesso? Come posso crescere nella relazione con il mio cane? Come posso diventare per lui una guida, un punto di riferimento?che cosa prova?
Il cane ha infatti solo bisogno di un compagno umano che lo guidi con serenità e sicurezza, qualcuno che lo conduca passo dopo passo nella vita. Perché questo sia possibile, il proprietario deve diventare un punto di riferimento in grado di inviare segnali coerenti, che non si lasci sopraffare dalle emozioni, che sia tranquillo e determinato e che non perda mai la calma e il controllo della situazione.
In conclusione ritengo che nella relazione con il proprio cane ogni proprietario non debba solo puntare all'educazione o all'obbedienza, ma cercare ben altro! Occorre puntare sulla comprensione, sulla cooperazione e sulla fiducia, tutti elementi portanti che possono essere raggiunti quotidianamente guardando il cane per quello che realmente è e non per quello che vorremmo che fosse! Arrivare a comprendersi
attraverso un semplice sguardo, attraverso un respiro! Non serve contenere il cane, credendo che solo dalla gestione e da un rapporto basato sul binomio dominanza sottomissione si possano evitare i problemi, ma piuttosto lavorare mirando a sviluppare un canale di comunicazione che sia chiaro e non ambiguo basato sulla collaborazione secondo un approccio etologico e zooantropologico.

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