Meticolosamente addestrato, l'uomo può diventare il miglior amico del cane... (Ford)

In ricordo di Buio

martedì 21 dicembre 2010

Corso di obbedienza

E' inutile criminalizzare una razza piuttosto che un'altra; per una serena convivenza tra cane e padrone devono esistere tre presupposti imprescindibili:


Il cane deve essere ben selezionato, quindi sano ed equilibrato Il cane deve essere inserito in un ambiente consono alle sue esigenze fisiche e psicologiche

Il padrone deve possedere le necessarie conoscenze in campo cinofilo.

Il proprietario di cani è tenuto quindi a documentarsi attentamente sulla razza che intende scegliere e ad imparare poi a gestire correttamente il proprio animale con un corso di obbedienza (in particolare se ha scelto una razza impegnativa per mole e/o predisposizione caratteriale). È importare chiarire quali devono essere gli scopi e le finalità di un corso di obbedienza. Il corso di obbedienza, che si deve categoricamente svolgere in presenza del proprietario, deve prefissarsi l'obiettivo di insegnare a quest'ultimo a gestire correttamente il proprio cane in tutte le situazioni della vita quotidiana e deve fornire gli strumenti adeguati per educare anche gli eventuali cani futuri. Il primo ed importantissimo passo è insegnare a decifrare il linguaggio del cane e a comunicare con esso: la carenza maggiore che si riscontra nei proprietari di cani è la mancanza di comprensione del comportamento canino. La mancanza delle adeguate cognizioni,spinge molte persone a definire il cane un animale imprevedibile soprattutto in rapporto alle manifestazioni di aggressività: il cane è invece un animale limpido,dotato di una psicologia semplice e lineare,quasi scevra delle molteplici sfaccettature che caratterizzano l'essere umano. Il cane, pur essendo perfettamente in grado di svolgere dei ragionamenti elementari, non è capace di interiorizzare, elaborare e soprattutto premeditare un attacco aggressivo: la sua risposta comportamentale è dettata dal suo carattere, dal suo equilibrio,dall'apprendimento e dallo stimolo che riceve: tutti fattori che ad un proprietario accorto e consapevole dovrebbero essere noti. Ciò significa che, quando un cane attacca, difficilmente lo fa senza preavviso.



















I cani lanciano sempre dei messaggi chiari che, purtroppo, non sempre i proprietari colgono o interpretano adeguatamente: il cane che ringhia se ci si avvicina alla ciotola o mentre dorme sul divano (che dovrebbe invece essere destinato al capobranco), il cane che rizza il pelo all'avvicinarsi degli estranei, il cane che si innervosisce al contatto con i bambini, il cane che si spaventa e abbaia di fronte agli stimoli sconosciuti sono solo alcune delle innumerevoli situazioni che il proprietario dovrebbe considerare come sintomo di un comportamento che potrebbe sfociare nell'aggressività. Il corso di obbedienza dovrebbe essere utile affinché chi possiede un cane sia capace di decifrarne e prevederne il comportamento, imparando a convivere anche con i difetti del proprio animale. Alcuni cani non amano il contatto con bambini sconosciuti poiché,essendo carenti nella tempra,si spaventano e si stressano: in questo caso il padrone dovrebbe evitare di portarlo in luoghi frequentati da bambini,tenendolo al guinzaglio ed,eventualmente,con museruola nel caso desse segni di aggressività. Il proprietario deve avere un controllo completo sul cane che deve esibire un comportamento decoroso al guinzaglio (quindi non tirare, dare strattoni, infastidire i passanti, saltare addosso, tagliare la strada) ed essere affidabile nel richiamo. Il primo a dimostrarsi educato deve essere il proprietario: il cane deve anche essere chiamato per ubbidire; molti invece consentono al cane di correre incontro agli altri cani, dietro ai ciclisti o ai palloni dei bambini incuranti del disagio (e dei guai) che può provocare. Lo scopo dell'educazione non deve essere l'esecuzione meccanica degli esercizi di ubbidienza (tanti cani si siedono a comando,non per questo possono essere definiti educati),ma l'impostazione dei ruoli gerarchici all'interno del branco -famiglia anche attraverso gli esercizi di ubbidienza. In sintesi per fare in modo che gli episodi di aggressione siano ridotti ai minimi termini è necessario fornire sia ai proprietari di cani, gli strumenti idonei per capire il linguaggio e il comportamento di un animale, di cui i media e, soprattutto, le autorità paiono ricordarsi solo in circostanze spiacevoli;forse dimenticando che per ogni cane che morde, ogni singolo giorno altre migliaia di cani salvano bambini sotto le macerie, guidano i non-vedenti lungo strade cittadine,rendono più sopportabile la solitudine degli anziani con una abnegazione che solo chi, in migliaia di anni, si è meritato il titolo di "migliore amico dell'uomo",può dimostrare.

Utilità e difesa


























Quando parliamo di addestramento del cane all’utilità e difesa facciamo riferimento ad una disciplina sportiva riconosciuta dall’E.N.C.I.
Nell’ utilità e difesa i cani vengono sottoposti a prove più o meno difficili il cui comune denominatore è l’addestramento dell’animale alla difesa del proprio padrone, nonché la valutazione degli aspetti caratteriali del cane ai fini della selezione riproduttiva. Vi sono due tipologie di gare di utilità e difesa, quelle che sono specifiche di determinate razze e quelle invece accessibili ad ogni cane in possesso di pedigree.  Non sono ammesse nell’ambito sportivo aggressività o timidezza. Il cane deve quindi possedere un bagaglio caratteriale costituito da equilibrio psichico e capacità di rispondere ai comandi del padrone. Il compito dell’addestratore allora è proprio quello di rendere possibile una concreta comunicazione uomo-cane, attraverso esercizi volti ad ottenere un completo controllo sull’animale.  Tale controllo viene raggiunto attraverso il gioco e pratiche di addestramento non coercitive che mirano proprio a sviluppare l’intesa tra il cane e il proprio padrone: dunque  non un rapporto di soggezione o timore da parte dell’animale nei confronti del proprio padrone ma la costruzione di una solida relazione basata sul divertimento di entrambi.
Questo insegnamento permette al vostro cane di apprendere discipline di utilità sociale come il salvataggio la ricerca di persone disperse, droga e materiale esplosivo, assistenza di persone disabili e difesa.
Attraverso questa disciplina l’animale non diventerà aggressivo ma anzi tenderà ad utilizzare tutta la sua intelligenza e tutti i suoi sensi, vista, fiuto e udito.

Essere proprietari consapevoli
















Attualmente in Italia sono stati stimati circa 4,5 milioni di cani presenti al fianco dell'uomo.
Secondo questa indagine, tale convivenza porterebbe i proprietari a considerare il cane - per il 99% dei casi – come un membro della famiglia, - per il 75%- a definirlo a tutti gli effetti come una persona, - per 97%- a dialogare con lui e – per il 54%- a festeggiare il suo compleanno. Da questo quadro, sembrerebbe che il cane dal punto di vista del partner umano, in una chiave di lettura fortemente antropocentrica - sia certamente amato, ma la domanda è: il cane viene realmente capito?
Affinché l'uomo possa raggiungere una vera intesa e una reale sinergia con il proprio cane è fondamentale che sia in grado di acquisire corretti strumenti conoscitivi, in questo modo possono essere evitati importanti errori interpretativi e di relazione.
Il primo passo per riuscire ad instaurare un rapporto equilibrato con il proprio cane è la comprensione, quindi mirare a capirsi per conoscersi!
La relazione tra uomo e cane non è affatto una questione di tecnica o di metodi, ma presuppone invece lo sviluppo di una sensibilità percettiva e l'acquisizione, da parte
del proprietario, di qualità quali intuito e capacità di provare e riconoscere emozioni.
Come bisogna allora procedere per poter raggiungere questo obiettivo?
Iniziando a superare le barriere psicologiche e culturali. Molti proprietari, infatti, operano in modo del tutto inconsapevole delle generalizzazioni, delle distorsioni e delle importanti cancellazioni sul proprio cane. Ogni proprietario dovrebbe liberarsi dalle catene dei pregiudizi e da quei condizionamenti che tendono a soffocare la
relazione. È necessario evitare di idealizzare il proprio amico a quattro zampe, aspettandosi che come per magia possa da cucciolo diventare come “il commissario Rex” o come “Lassie”, ma inoltre sottrarsi dal compiere atti di ingenuità e di estrema superficialità come anteporre le caratteristiche fisiche e le predisposizioni comportamentali, risultato della selezione operata dall'uomo, alle caratteristiche individuali, formative ed esperienziali.
In realtà ogni cane, come del resto ogni persona, è un individuo a sé, le cui inclinazioni, comportamento e modo di pensare derivano in parte dalla sua eredità genetica e in larga parte dal suo bagaglio esperienziale. Ogni cane è un universo complesso e irripetibile, fatto di sensazioni, emozioni, sentimenti e processi mentali.
L'errata convinzione di molte persone è quella di pensare di instaurare con il proprio cane una relazione che sia basata sull'obbedienza, nella quale il proprietario occupi il ruolo di capo. L'equazione  relazione=obbedienza è valida solo per chi ha timore o paura di non avere il controllo del proprio cane e quindi ha l'esigenza di un rapporto orientato al controllo. Relazionandosi con il proprio cane, nulla deve essere dato per scontato. La parola d'ordine dovrebbe essere “DIPENDE”; infatti il cane è ben lontano dall'essere una macchina prevedibile, è invece un essere vivo al nostro fianco! Spesso noi essere umani abbiamo la tendenza a cercare troppe certezze, ma in un rapporto tutto è dinamico: a volte le cose sono in un modo e altre volte sono all'esatto contrario!
Non avere paura di fare errori e di ricevere critiche. Bisognerebbe cercare di concentrarsi sugli obiettivi, sulla relazione e quindi comunicare le nostre emozioni, lasciando da parte il timore e scrollandosi di dosso la paura di essere giudicati, ma semplicemente impegnandosi ad ascoltare ciò che il cane ha da “dire”, senza avere paura di non comprenderlo. Provare a percorrere sentieri sempre nuovi per raggiungere una relazione che sia un confronto nel rispetto, qualità che dovrebbe essere alla base del viver bene e del sentirsi compresi!
Arrivare pertanto a leggere sottilmente lo stato d'animo del cane, capirne le esigenze e riconoscere il valore delle emozioni in lui e in noi! Spesso il blocco in questa direzione dipende dal fatto che l'essere umano dà poco credito alle proprie abilità sociali e emozionali interspecifiche, semplicemente perché dà poco credito a se stesso
nella vita in genere. Perciò per trovare l'anello mancante nel rapporto con il cane, quel filo sottile e invisibile che ci unisce a lui, diventa importante applicare un ascolto attivo e creare empatia nella relazione. In altre parole “sentire” il nostro cane! La parola empatia deriva dal greco empatheia, che vuol dire “sentire dentro” e corrisponde alla capacità di sapere come si sente l'altro. Nella relazione con il cane significa guardare con gli occhi del cane, ascoltare, immedesimarsi, capire e trasmettere comprensione.
In altre parole lavorare con intelligenza emotiva; provando a  comprendere quello che il cane prova, cosa sente, quali sono le sue sensazioni ed emozioni, non dimenticando che il suo comportamento cambia in relazione al nostro e che il nostro atteggiamento è estremamente influenzato dallo nostro stato emotivo. Diventare consapevoli significa saper modulare le nostre azioni nel rapporto con il cane. Significa saper fare avendo la consapevolezza della tecnica che si sta usando, adattandola al nostro amico e in rapporto alle circostanze, ma soprattutto saper essere capaci di raggiungere gli obiettivi senza essere condizionati da quelle tecniche e da quegli strumenti, restando solo fortemente legati a quello che proviamo e a quello che il cane prova. Ogni proprietario dovrebbe attivare dentro di sé le seguenti domande: da  domani cosa cambio di me stesso? Come posso crescere nella relazione con il mio cane? Come posso diventare per lui una guida, un punto di riferimento?che cosa prova?
Il cane ha infatti solo bisogno di un compagno umano che lo guidi con serenità e sicurezza, qualcuno che lo conduca passo dopo passo nella vita. Perché questo sia possibile, il proprietario deve diventare un punto di riferimento in grado di inviare segnali coerenti, che non si lasci sopraffare dalle emozioni, che sia tranquillo e determinato e che non perda mai la calma e il controllo della situazione.
In conclusione ritengo che nella relazione con il proprio cane ogni proprietario non debba solo puntare all'educazione o all'obbedienza, ma cercare ben altro! Occorre puntare sulla comprensione, sulla cooperazione e sulla fiducia, tutti elementi portanti che possono essere raggiunti quotidianamente guardando il cane per quello che realmente è e non per quello che vorremmo che fosse! Arrivare a comprendersi
attraverso un semplice sguardo, attraverso un respiro! Non serve contenere il cane, credendo che solo dalla gestione e da un rapporto basato sul binomio dominanza sottomissione si possano evitare i problemi, ma piuttosto lavorare mirando a sviluppare un canale di comunicazione che sia chiaro e non ambiguo basato sulla collaborazione secondo un approccio etologico e zooantropologico.